martedì 2 agosto 2011

Siria, scattano nuove sanzioni Ue

 Scattano da oggi, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione, le nuove sanzioni della Ue contro la Siria. Nel mirino, cinque uomini del regime di Assad, tra cui il generale Ali Habib Mahmoud, nominato ministro della Difesa il 3 giugno 2009. E' ritenuto responsabile della conduzione e delle operazioni delle forze armate siriane coinvolte nella repressione e negli atti violenti contro la popolazione civile. Le altre personalità colpite con la misura del congelamento dei beni e dei visti sono Mohammad Mifleh, capo dell'intelligence militare siriana della città di Hama, coinvolto nella repressione dei manifestanti; il maggiore generale Tawfiq Younes, capo del dipartimento di sicurezza interna; Mohammed Makhlouf, stretto collaboratore e zio materno di Bashar al-Assad; nonché Ayman Jabir, anch'egli direttamente coinvolto negli atti di violenza.
Ventiquattro persone sono state uccise ieri dalle forze di sicurezza in diverse città della Siria, di cui 10 al termine della preghiera della sera nel primo giorno di Ramadan. Lo ha riferito Rami Abdel Rahmane, capo dell'Osservatorio siriano dei diritti dell'Uomo. "Dieci martiri sono morti e molte persone sono state ferite dai tiri delle forze di sicurezza durante le manifestazioni in diverse città siriane dopo la preghiera dei Tarawih", che ha luogo tutte le sere al termine del digiuno durante il mese di Ramadan, ha precisato Abdel Rahamane fornendo un bilancio per l'intera giornata di ieri di 24 morti.
ORRIBILE REPRESSIONE, ROMA RICHIAMA AMBASCIATORE - L'Italia ha richiamato l'ambasciatore italiano in Siria ''di fronte all'orribile repressione contro la popolazione civile''. Lo si apprende dalla Farnesina. Il ministro degli esteri Franco Frattini ha proposto anche il richiamo degli ambasciatori di tutti i paesi dell'Unione europea a Damasco.
La città di Hama, teatro due giorni fa di una violenta repressione che ha causato oltre cento morti, era ieri di nuovo sotto i bombardamenti dei carri armati siriani che, dopo la preghiera della sera del Ramadan, hanno preso di mira - secondo denunce di attivisti e testimoni - soprattutto quartieri residenziali. "Dieci carri armati stanno bombardando in modo indiscriminato", ha denunciato un militante mentre un abitante ha riferito che "ogni dieci secondi cade una bomba". Secondo la tv satellitare Al Arabiya, diverse decine di persone sono rimaste ferite. Dal canto suo l'agenzia di stampa ufficiale Sana ha comunicato che stasera "l'esercito sta continuando la sua missione nella città di Hama, rimuovendo le barricate tirate su da gruppi di sabotatori ... Ci sono vasti scontri perché questi gruppi sono ben organizzati, usano armi sofisticate e stanno minando le vie principali". Oggi, primo giorno del Ramadan, la giornata non era trascorsa senza vittime: almeno altre otto persone erano state uccise nella repressione delle proteste, secondo quanto affermato da attivisti dell'opposizione e per i diritti umani, facendo salire a circa 150 il numero degli uccisi in varie città del Paese nelle ultime 48 ore.
Le forze di sicurezza, appoggiate dall'esercito con i carri armati, hanno infatti tentato di mettere fine alla rivolta prima dell'inizio del mese sacro islamico del digiuno, temendo che le cerimonie religiose nelle moschee e l'affollamento serale nelle strade potesse offrire l'occasione agli oppositori per inscenare più massicce manifestazioni. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, almeno 2.000 persone, di cui 1.600 civili, sono rimaste uccise nelle violenze che si succedono in Siria da quando sono cominciate le proteste contro il regime del presidente Bashar al Assad, a metà marzo. Altre 12.000 persone sono state arrestate. E proprio oggi, nel messaggio alle forze armate per il 66/mo anniversario della loro fondazione, il presidente Bashar al Assad si è congratulato con quello che ha definito l'esercito "patriottico" del Paese, simbolo dell' "orgoglio" nazionale. Nessun riferimento agli eventi di ieri e oggi. Secondo fonti vicine alla protesta citate da Al Jazira, gli uccisi di oggi sarebbero sei sempre a Hama e altri due nella città orientale di Albukamal. Altri attivisti parlano di morti anche in una nuova offensiva delle forze governative contro la città di Deir Az Zor, il più importante centro per la produzione di petrolio e gas, nell'est del Paese. Ma come sempre, in assenza di giornalisti stranieri in Siria, si tratta di informazioni che non possono essere confermate in modo indipendente, così come è impossibile accertare l'autenticità dei molti filmati di violenza postati su Internet. I mezzi d'informazione ufficiali siriani, come è da aspettarsi, raccontano tutta un'altra storia.
L'agenzia governativa Sana scrive che "gruppi armati hanno continuato i loro atti criminali a Hama e hanno rubato uniformi e documenti di identificazione militari" che potrebbero poi essere usati per commettere atti di violenza di cui "accusare le forze armate". E alcuni di questi gruppi, aggiunge l'agenzia, hanno già istituito posti di blocco illegali dove si sono impadroniti di provviste di cibo che alcuni mezzi portavano nelle città in rivolta. La Sana dà anche notizia dei funerali di sei "martiri dell'esercito e delle forze di sicurezza" che sarebbero stati uccisi dai rivoltosi a Homs, altro epicentro delle proteste, e ne fornisce i nomi.
AGGIORNATA DISCUSSIONE IN CONSIGLIO SICUREZZA ONU - Dopo un dibattito a porte chiuse di un'ora, si è conclusa con un nulla di fatto la riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu dedicata alla Siria, iniziata in serata a new York (nella notte in Italia). Anche se, secondo quanto hanno riferito fonti diplomatiche nel Palazzo di Vetro, tra i Quindici sembra profilarsi la volontà di trovare un'intesa per esprimere una qualche forma di condanna delle violenze contro il popolo siriano del regime del presidente Bashar al Assad. La riunione è stata aperta con una relazione del vice direttore del dipartimento politico delle Nazioni Unite Oscar Fernandez Taranco sulla situazione in Siria ed è proseguita con gli interventi dei rappresentanti dei 15 Paesi del Consiglio, per poi concludersi con il rinvio della discussione a oggi (martedì 2 agosto).

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